Grazie a prodotti emblematici della dieta mediterranea, come vino, pasta, frutta e verdura fresca, le esportazioni alimentari aumenteranno del 18% nel 2023, stabilendo un nuovo record dopo il massimo storico di 60,7 miliardi di euro dello scorso anno. Il podio spetta ai piatti italiani, che sono i più venduti all’estero. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat, pubblicata a gennaio in occasione dell’apertura di Sivas presso l’area Coldiretti del Padiglione 5 – Stand I004, secondo il disegno di legge “Disposizioni” esposti a rischi alimentari è in corso.
Il disegno di legge sul divieto di produzione e vendita di alimenti e mangimi sintetici è stato presentato al Consiglio dei ministri dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro delle Politiche agricole e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. A livello generale, la Germania resta il più importante mercato di vendita alimentare, valutato a 9,4 miliardi nel 2022, davanti ai 6,7 miliardi degli Usa, e ben davanti alla Francia, al terzo posto, con 6,6 miliardi.
Positivo anche il risultato del Regno Unito, sottolinea la Coldiretti, con 4,2 miliardi di dollari, a dimostrazione del fatto che, dopo le difficoltà iniziali legate alla Brexit, l’export italiano ha dimostrato di andare meglio che con la Brexit. Sulle vendite in Russia hanno pesato le tensioni internazionali, la guerra in Ucraina e un embargo reciproco che impedisce il commercio di molti prodotti.
Secondo l’analisi della Coldiretti, il vino sarà campione del mondo tra le esportazioni italiane, con un export che raggiungerà i 7,9 miliardi di euro nel 2022, grazie a un incremento delle vendite all’estero del 10%.
Al secondo posto la pasta e altri cereali con 7,8 miliardi di euro, al terzo posto la Coldiretti, seguita dall’ortofrutta fresca con 5,7 miliardi di euro, seguita dall’ortofrutta trasformata con 4,8 miliardi di euro e dai formaggi, seguito dall’extravergine con 4,4 miliardi di euro. 1,8 miliardi per l’olio d’oliva e 900 milioni per gli insaccati.
Preoccupano gli attacchi ai piatti italiani iconici, come un articolo del Financial Times che tenta di banalizzare il tradizionale piatto nazionale.
Dalla carbonara al panettone, dal tiramisù al Parmigiano-Reggiano, le tradizioni vengono messe in discussione secondo i seguenti criteri: Riconfigurazioni fantasiose ricreano una cucina regionale più profondamente radicata.
Articoli ispirati a vecchie pubblicazioni di autori italiani potrebbero far sorridere, continua la Coldiretti, se non nascondessero le preoccupazioni per l’economia e il lavoro. Secondo la Coldiretti, infatti, la poca chiarezza delle ricette del “Made in Italy” costituisce un terreno fertile per la diffusione del cibo italiano contraffatto all’estero, e la contraffazione alimentare internazionale è sempre più diffusa e, se dovesse cessare, le esportazioni potrebbero triplicare, con conseguenze non solo economiche ma anche danni sociali causati dal punto di vista di immagine.